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Interventi in Bosnia Erzegovina
ieri....
Come già detto in precedenza, la nostra
esperienza in Bosnia Erzegovina nasce nel 1996, pochi mesi dopo la
firma degli accordi di pace firmati a Dayton, negli Stati Uniti. In
quel momento la nazione era letteralmente al collasso, prostrata da 4
anni di terribili conflitti che hanno causato quasi 300 mila morti e
centinaia di migliaia di rifugiati (la cifra precisa ancora non si
conosce). Nei primi 2/3 anni di attività, l’esigenza primaria era
ancora quella di portare fisicamente i generi di prima necessità, in
quanto ancora scarsamente reperibili. In un secondo tempo abbiamo
pensato di promuovere esclusivamente aiuti economici, sia per il
progetto di adozioni a distanza, sia per altre iniziative che di volta
in volta ci venivano suggerite dai nostri corrispondenti sul posto.
Tutto questo per 2 motivi ben precisi: il primo per la crescente
difficoltà ad attraversare le varie dogane e il secondo per sostenere
le attività economiche presenti nei luoghi che venivano da noi
visitati. C’è una continuità che lega tutto il nostro percorso in
Bosnia dal ’96 ad oggi , ed è quella dei sostegni a distanza che con
varie formule di erogazione , abbiamo deciso di istituire per
alleviare le necessità primarie di tantissime famiglie. Abbiamo
operato a Sarajevo, Konic, Ostrozac (campo profughi), Visoko ed ora
siamo, con circa a 90 adozioni a Donji Vakuf, Jiaice e Bugojno.
Poniamo molta attenzione alle problematiche delle famiglie coinvolte
nei progetti. Ci capita spesso di trovare nuclei familiari in
gravissima difficoltà, accentuata dalla presenza di un genitore
alcolizzato o dedito al gioco. In una prospettiva rivolta al
futuro di questa giovane nazione, abbiamo cercato di lanciare un
piccolo segnale che sostenesse alcuni ragazzi poveri per mantenersi
negli studi universitari presso le città di Sarajevo e Mostar.
Recentemente abbiamo ingaggiato una giovane laureata in psicologia per
gestire un progetto di sostegno psicologico ad innumerevoli famiglie
di Jiaice. Molto variegata è stata la nostra attività negli
ultimi 15 anni sia nelle modalità di reperire fondi, sia nella scelta
dei progetti e attività da sostenere. All’inizio volevamo far
ripartire una stalla completamente automatizzata, che prima della
guerra aveva 4200 galline, e che era miracolosamente sopravvissuta ai
bombardamenti nella città di Konjic, sulla direttrice Sarajevo-Mostar.
Riuscimmo ad acquistare a Sarajevo 1000 galline, punto di partenza per
far riprendere l’attività della stalla e per portarla a pieno regime
nel giro di poco tempo. Tramite alcune associazioni di categoria della
nostra zona abbiamo ricevuto in dono anche una quindicina di quintali
di mangime; inoltre un contratto di solidarietà, che prevedeva di
donare da parte dei gestori della stalla, una parte delle uova
prodotte, aveva suggellato questo progetto.
Un ‘altra collaborazione nata negli anni
del dopo guerra, riguardava l’Istituto di Mjedenica di Sarajevo, la
struttura più importante dell’intera nazione a tutela dei bambini con
ritardo fisico e mentale.
(Tratto da BIT CE BOLJE)
In quei momenti abbiamo per la prima volta
conosciuto gli effetti devastanti dell’assedio alla città durato tre
anni e mezzo; sul tetto vi erano porzioni di orto ricavati in maniera
improvvisata, che rappresentavano l’unica speranza di coltivare
qualcosa da mangiare in quei lunghissimi anni. In strutture simili a
questa, in altre zone della Bosnia, si sono registrati in quel periodo
diverse vittime per fame. Ci siamo impegnati, attraverso una decina di
adozioni a distanza devolute all’istituto, a seguire i bambini più
piccoli soggetti a diverse patologie dalla sindrome di Down, ai
disturbi comportamentali conseguenze di traumi di guerra. Inoltre
abbiamo inviato diversi furgoni con materiale didattico e generi di
prima necessità che avevano come destinazione il Mjedenica; in
un’occasione siamo anche riusciti a lasciare anche uno dei mezzi che
trasportavano il nostro materiale utilizzato in seguito per il
trasporto dei bambini dell’istituto. Grazie alla collaborazione della
Provincia di Alessandria un gruppo di bambini dell’istituto insieme ai
loro educatori, ha potuto trascorrere per tre anni consecutivi le
vacanze estive ad Arenzano. Sono stati momenti molto commuoventi
perché molti di loro non avevano mai visto il mare prima e nemmeno
mangiato tanta frutta in una sera. Abbiamo avuto ottimi riscontri da
questa loro esperienza infatti le dottoresse che li avevano in cura
evidenziarono grossi progressi fisici e comportamentali al loro
rientro, grazie alle innumerevoli sollecitazioni ricevute durante la
vacanza. Non poteva mancare in uno scenario di diffusa devastazione
post- bellica, un impegno per la ricostruzione di alcune case,
completamente o parzialmente distrutte, di proprietà di alcune delle
nostre famiglie inserite nel programma di adozioni a distanza.
Gli interventi effettuati sono stati circa una
decina, di varia entità e continuano tuttora. La formula utilizzata
per questo genere di intervento è stata quella di finanziare il
materiale, ma non il pagamento della manodopera, che viene lasciata
completamente nelle mani dei beneficiari e dei loro parenti o vicini
di casa. Grazie alla sensibilità di un amico alessandrino che ci
ha fatto una donazione di 20 milioni delle vecchie lire, siamo
riusciti ad allestire le stanze del costituendo reparto di pediatria
dell’ospedale di Bugojno che a pieno regime conta circa 30 posti
letto. Abbiamo acquistato oltre ai letti, armadietti, barelle e altra
attrezzatura medica. All’interno della struttura abbiamo allestito
anche una sala giochi fiore all’occhiello dell’intera struttura.
Ad ormai una quindicina d’anni dal termine del
conflitto, ci sembra doveroso, per una onlus come la nostra,
impegnarci a fondo per promuovere progetti di sviluppo sociale. Nel
2007 sono iniziati i primi progetti di donazione di capi di bestiame,
da allora altre donazioni sono state effettuate e oggi grazie al
sistema del microcredito le nostre famiglie sono davvero contente di
rimborsare il loro animale a piccole rate perché questo gesto
rappresenta per loro un grande segno di dignità. Inoltre siamo molto
soddisfatti di vedere che le nostre famiglie riescono a mangiare e
vendere il formaggio che loro stesse riescono a produrre.
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